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Impressio#3 Brescia

2024, 20min, Super 8

La città antica si dissolve col passare del tempo, col passare dei suoi abitanti.
Il volto di Brescia era dipinto e figurato, antichi palazzi affrescati, le facciate delle chiese intonacate, muri straboccanti di colori e immagini di soggetto civile e religioso, epico o mitologico. Era un aspetto culturale della città antica, quasi sparito negli ultimi decenni.  Questo film è la ricerca del suo volto perduto.

 

The ancient city faded with the flow of time, with the passing of its inhabitants. The face of Brescia was painted with figures. Ancient palaces were frescoed, the facades of churches were plastered, walls were overflowing with colors and images of civil and religious, epic or mythological subjects. This film is a search for its lost face.

PREMIÈRE 11 MAGGIO BELLARIA FILM FESTIVAL (il film riceve il premio BFF Gabbiano Oxilia X)
PREMIÈRE 11 MAGGIO BELLARIA FILM FESTIVAL (il film riceve il premio BFF Gabbiano Oxilia X)
PREMIÈRE 11 MAGGIO BELLARIA FILM FESTIVAL (il film riceve il premio BFF Gabbiano Oxilia X)
PREMIÈRE 11 MAGGIO BELLARIA FILM FESTIVAL (il film riceve il premio BFF Gabbiano Oxilia X)
PREMIÈRE 11 MAGGIO BELLARIA FILM FESTIVAL (il film riceve il premio BFF Gabbiano Oxilia X)
PREMIÈRE 11 MAGGIO BELLARIA FILM FESTIVAL (il film riceve il premio BFF Gabbiano Oxilia X)
PREMIÈRE 11 MAGGIO BELLARIA FILM FESTIVAL (il film riceve il premio BFF Gabbiano Oxilia X)
PREMIÈRE 11 MAGGIO BELLARIA FILM FESTIVAL (il film riceve il premio BFF Gabbiano Oxilia X)

“Impressio” goes through the textures of the urban space: the materiality of architectures, corners and prospectives; it’s a detailed decomposition of the city’s “cloak” from which the broken matter emerges, seemingly immovable. ”Impressio” is the print, the mark which all things and every gesture leave of itself, the “identikit” (and vivisection) of the city’s space and time.

“Impressio” percorre le texture dello spazio urbano: la materialità delle architetture, di angoli e prospettive. È una scomposizione in dettagli del “manto” della città da cui emerge la materia lacerata, apparentemente immobile. È l’impronta, la traccia che ogni cosa e ogni gesto lasciano di sé, identikit (e vivisezione) dello spazio e del tempo della città.

Realizzato da NOMADICA all’interno di un laboratorio con gli studenti di LABA – Libera Accademia di Belle Arti di Brescia: Mirco Ambrosini, Cristian Bogni, Lorenzo Resta, Simone Maccari, Leonardo Sigorini, Veronica Verzeri, Xu Xiaotong.
Coordinamento: Andrea Gentili

Un progetto di Giuseppe Spina e Giulia Mazzone

“Impressio in urbe” è una serie prodotta da Nomadica in collaborazione con varie Accademie di Belle Arti italiane. Ogni film (ad oggi Bologna, Siracusa e Brescia) ricostruisce un’“impressione della città”. È un viaggio caleidoscopico nel tempo e nello spazio urbano, una decostruzione della superficie delle cose, attraverso la ripresa e la messa-in-rilievo dei suoi frammenti. A seguire una messa insieme di questi segni che compongono l’estetica urbana, con i particolari che creano il tutto, gli atomi che compongono le cose: la materia e i pattern delle architetture cittadine, le linee di certe piazze e palazzi, la pelle scorticata delle città.
La presenza umana è fuggevole e fuori fuoco, sullo sfondo, mentre le voci e i rumori della città si intrecciano e rimbombano incomprensibili. La grandezza delle grandi architetture resta lontana e distaccata nella propria apparente fissità, ma la città si consuma nei secoli, con tempi altri da quelli dell’essere umano. Così veniamo attraversati dal tempo e dalla materia di ogni luogo, con un gioco che per certi versi è un esperimento storico e scientifico. Si annullano le linee prospettiche, i punti di aggancio, la percezione è costretta a uno sforzo superiore, a superarsi. Una partecipazione che, per quanto concreta, resta precedente alla fase di razionalizzazione di ogni forma, paragonabile all’attività percettiva dei momenti in cui l’occhio, non riuscendo a focalizzare immediatamente, percepisce forme “altre” prima che queste riacquistino la loro consueta familiarità. In un principio caro ai greci per cui sono le cose che si proiettano al nostro sguardo. Il nostro sguardo non è il centro delle cose. Il cinema, forse.