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Impressio#2 Siracusa

Italia, 2023, 18 min, Super8

“Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee di una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.”

“The city, however, does not tell its past, but contains it like the lines of a hand, written in the corners of the streets, the gratings of the windows, the banisters of the steps, the antennae of the lightning roads, the poles of the flags, every segment marked in turn with scratches, indetations, scrolls.”

– Italo Calvino, Le città invisibili / Invisible Cities

PREMIÈRE 28/29/30 NOVEMBRE TORINO FILM FESTIVAL
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3/10 DICEMBRE  43° LACENO D’ORO
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“Impressio” goes through the textures of the urban space: the materiality of architectures, corners and prospectives; it’s a detailed decomposition of the city’s “cloak” from which the broken matter emerges, seemingly immovable. ”Impressio” is the print, the mark which all things and every gesture leave of itself, the “identikit” (and vivisection) of the city’s space and time.

“Impressio” percorre le texture dello spazio urbano: la materialità delle architetture, di angoli e prospettive. È una scomposizione in dettagli del “manto” della città da cui emerge la materia lacerata, apparentemente immobile. È l’impronta, la traccia che ogni cosa e ogni gesto lasciano di sé, identikit (e vivisezione) dello spazio e del tempo della città.

Realizzato da NOMADICA all’interno di un laboratorio con gli studenti di Made program – Accademia di Belle Arti di Siracusa: Lia Abbruscato; Veronica Bedova; Ester Greco; Miriam Micieli; Alessandra Natale; Antonio Papa; Greta Pirruccio; Seby Roccaro; Antonino Santacroce; Eric Silverio; Michela Vinci.
Coordinamento: Niccolò Benetton
Direttore dell’Accademia di Bella Arti – MADE Program: Alessandro Montel

Un progetto di Giuseppe Spina e Giulia Mazzone

“Impressio in urbe” è una serie prodotta da Nomadica in collaborazione con varie Accademie di Belle Arti italiane. Ogni film (ad oggi Bologna, Siracusa e, ancora inedito, Brescia) ricostruisce un’“impressione della città”. È un viaggio caleidoscopico nel tempo e nello spazio urbano, una decostruzione della superficie delle cose, attraverso la ripresa e la messa-in-rilievo dei suoi frammenti. A seguire una messa insieme di questi segni che compongono l’estetica urbana, con i particolari che creano il tutto, gli atomi che compongono le cose: la materia e i pattern delle architetture cittadine, le linee di certe piazze e palazzi, la pelle scorticata delle città.
La presenza umana è fuggevole e fuori fuoco, sullo sfondo, mentre le voci e i rumori della città si intrecciano e rimbombano incomprensibili. La grandezza delle grandi architetture resta lontana e distaccata nella propria apparente fissità, ma la città si consuma nei secoli, con tempi altri da quelli dell’essere umano. Così veniamo attraversati dal tempo e dalla materia di ogni luogo, con un gioco che per certi versi è un esperimento storico e scientifico. Si annullano le linee prospettiche, i punti di aggancio, la percezione è costretta a uno sforzo superiore, a superarsi. Una partecipazione che, per quanto concreta, resta precedente alla fase di razionalizzazione di ogni forma, paragonabile all’attività percettiva dei momenti in cui l’occhio, non riuscendo a focalizzare immediatamente, percepisce forme “altre” prima che queste riacquistino la loro consueta familiarità. In un principio caro ai greci per cui sono le cose che si proiettano al nostro sguardo. Il nostro sguardo non è il centro delle cose. Il cinema, forse.