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Giovedì 21 aprile 2022
20:30
Cinema Nuovo Eden
screenings

UNA LEPRE CON LA FACCIA DA BAMBINA

omaggio a Gianni Serra, presentato da Nino Dolfo

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti

UNA LEPRE CON LA FACCIA DI BAMBINA

Regia: Gianni Serra
Con: Greco Pavel, Franca Rame, Barbara Ricci, Armanda Sandrelli, Riccardo Cucciolla.
Italia, 1989, 108 min.

 

Tratto dall’omonimo romanzo di Laura Conti racconta la drammatica vicenda del disastro di Seveso avvenuto il 10 luglio 1976 nell’azienda ICMESA di Meda, che causò la fuoriuscita e la dispersione di una nube di diossina, una sostanza artificiale fra le più tossiche. Il veleno investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi.
Realizzato come sceneggiato TV in due puntate, la versione per il cinema è l’unica oggi esistente.
Un’interrogazione parlamentare del 1988 chiedeva l’interruzione delle riprese, una “censura preventiva” (On. Maria Pia Garavaglia – DC).
Una seconda interrogazione parlamentare chiedeva, dopo la “messa in onda”, un atto riparatorio della Rai contro la vergognosa speculazione di un film che aveva diffamato l’intera comunità di Seveso e della zona e del nord tutto (On. Formigoni – CL).
Invitato al Premio Italia 1988, fu selezionato al Festival di Rio, Montecarlo e Berlino dove fu successivamente escluso dal direttore del Festival.

 

Based on the eponymous novel by Laura Conti, the film tells the dramatic story of the Seveso disaster that occurred on July 10th, 1976, in the ICMESA company in Meda, which caused the leakage and dispersion of a cloud of dioxin, an extremely toxic artificial substance. The poison affected a vast area of land in neighboring municipalities.
Created as a two-episode television series, the cinematic version is the only one existing today.
In 1988, a parliamentary inquiry called for the interruption of filming as a means of
preventive censorship (Hon. Maria Pia Garavaglia – DC).
After the film broadcast, a second parliamentary inquiry sued RAI for reparations against the shameful speculation of a film that had defamed the entire community of Seveso and the area and the entire north (Hon. Formigoni – CL).
After an invitation at the 1988 edition of the Premio Italia , the film was selected for the Festivals of Rio, Montecarlo, and Berlin, where it was subsequently excluded by the Festival director.
NINO DOLFO SU GIANNI SERRA
Muore solo chi in vita è stato amato e ha goduto di stima. In caso contrario nemmeno si esiste per gli altri. È la cruda verità che una scrittrice americana, Amy Hempel, descrive in uno dei suoi racconti fulminanti e affilati come armi da taglio: la radio annuncia la scomparsa di un uomo, presumibilmente meritevole, e l’ascoltatore commenta: «Io manco sapevo che fosse mai nato». L’ignoranza è una beatitudine poco celeste, che ingrassa e si autoassolve, quando va bene, in questi tempi grami in cui la memoria si smagnetizza facilmente e l’amnesia viene incentivata come una sana abitudine.
Gianni Serra (1933–2020), regista monteclarense, ci ha lasciato e vogliamo ricordarlo anche e soprattutto perché fu “salutato” degnamente: solo qualche “coccodrillo” precotto, un po’ di tritato d’agenzia, insipido come un menù da mensa aziendale. La ragione è presto detta: la sua opera è sconosciuta ai più, dimenticata e archiviata, nonostante Marco Tullio Giordana abbia riconosciuto che Il suo film-scandalo, “La ragazza di via Millelire”, abbia aperto la strada al cinema italiano degli anni ’80.
Serra era cresciuto dentro la Rai dell’era Bernabei: democristiana sì, anche un po’ bigotta, ma che aveva un’idea precisa del servizio pubblico imperniato sul binomio educativo informazione e formazione. Quella Rai che nel 1968 aveva il coraggio di dare in prima serata, alle 20.30 di sera, “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman, mica Don Matteo come avviene oggi. Attento alla realtà, animato da un coriaceo impegno civile e di denuncia, Serra ha firmato inchieste e film che arrivavano come proiettili. Osò parlare di camorra, di ospedali psichiatrici prima di Basaglia, della dittatura dei colonnelli greci, dei figli di nessuno dentro i collegi dei salesiani. Tre titoli in excelsis: “Il nero muove” (1977) sulle trame dei servizi segreti ai tempi della rivolta di piazza a Reggio Calabria capitanata da Ciccio Franco (poi eletto in parlamento, peraltro); “La ragazza di via Millelire” (1979), presentato in concorso a Venezia e lapidato per la sua crudezza nella rappresentazione delle periferie abbandonate da politica e istituzioni; “Una lepre con la faccia di bambina” (1988), miniserie tv sul disastro ambientale di Seveso. Contestatissimo, perché rivelava come l’economia fosse egemone anche rispetto alla salute.
Serra era molesto e cinico, così dicevano. Senza ricorrere ad editti bulgari, lo emarginarono. Semplice disinstallazione dal mercato del lavoro. Lui, triste solitario y final, pagò il prezzo salato della sua statura morale, alla faccia dei burosauri, dei politici per il lesso, degli intellettuali a libro paga e dei tanti nani da giardino di questo mondo.
– Nino Dolfo
GIANNI SERRA / BIOGRAFIA

Gianni Serra nasce a Montichiari (Brescia, 1933), studia filosofia alla Governativa di Milano durante alcuni anni si dedica alla pittura. A Parigi si avvicina al cinema, su sollecitazione del pittore Friedensreich (Fritz) Hundertwasser (agli inizi della sua splendida carriera artistica, Hundertwasser voleva che Serra filmasse dal cielo la terra, per raccogliere immagini di fantastiche, coloratissime “mappe”, simili a quelle che si possono “leggere” nella sua pittura), e soprattutto di Georges Franju, regista, giornalista, animatore di cineclub, co-fondatore della Cinémathèque francese (1937).
Serra inizia a collaborare con la Rai dagli anni 50 occupandosi di regie di programmi di vario genere, successivamente lavora per la televisione (Il nero muove, 1977; Che fare?, 1979), il cinema, il teatro. Il suo è un lavoro politico piuttosto anomalo rispetto alle tendenze dell’epoca: i suoi film toccano argomenti scomodi e lo fanno con un linguaggio crudo, pugni in pancia che non lasciano vie di fuga allo spettatore (e ai politici del periodo).
Gianni Serra was born in Montichiari (Brescia, 1933). After studying philosophy at the Governativa University of Milan, he devotes himself to painting for some years.
While in Paris, he approaches cinema at the urging of painter Friedensreich (Fritz) Hundertwasser (at the beginning of his artistic career, Hundertwasser wanted Serra to film the earth from the sky to collect images of fantastic, colorful maps, similar to those that can be read in his painting), and, above all, Georges Franju, Film director, journalist, animator of film clubs, and co-founder of the French Cinémathèque (1937).
In the 50s, Serra begins a collaboration with RAI, where he directs programs of different kinds; then, he starts working for television (Il Nero muove, 1977; Che fare? 1979), cinema, and the theatre. His political work is quite anomalous compared to the trends of the time: his films deal with uncomfortable topics and do so with raw language, punches in the gut, and no escape routes for the viewer (and the politicians of that time).

MACHINALIVE Program 

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