Il video-saggio ha lo scopo di rielaborare brevemente il complesso pensiero critico di Bruce Elder, cineasta e insegnante canadese. È diviso in tre parti, legate tra loro da una domanda comune: come creare un cinema veramente autentico?
THE CINEMA WE NEED (REPRISE)
Riccardo Re
The videoessay aims to briefly rework the complex critical thought of Bruce Elder, a Canadian filmmaker and professor. It’s divided into three parts, each of which is linked to the others by a common question: how to create a truly authentic cinema?
Il video-saggio è introdotto da un estratto del film in lavorazione di Bruce Elder Alone (All Flesh Shall See It Together). Di seguito il frammento di una mail in cui Bruce Elder mi ha introdotto questo nuovo film.
Vorrei che fosse possibile mostrare il video digitale a cui sto lavorando insieme alla collaboratrice, Ajla Odobašić, che ha lavorato con me in questi anni. Ma non è pronto. Pensavo fosse quasi finito. Ma il confinameto dovuto al Covid ha portato a una battuta d’arresto. Più recentemente, ho deciso che l’involucro del lavoro debba portare le cicatrici dei tempi terrificanti in cui è stato fatto: era necessario perché quel nuovo, completo, più profondo senso di comunità potesse emergere dall’immediatezza viscerale delle nuove forme di esperienza che si stanno sviluppando. Nello specifico, mantiene la speranza (quasi vana) che l’elettrotecnica possa evolversi al punto che, volenti o nolenti, ci si possa aprire completamente gli uni agli altri, un profondo senso di intercoporeità del sé-in-corso potrebbe essere un’ulteriore dispensa per questa umanità bisognosa. Penso di avervi già detto che il processo di realizzazione debba aprirsi alle realtà immediate, e produrre un film che spera nella comunità a venire in un momento di isolamento obbligato deve portare queste tracce nel film. Inizialmente ho deciso di sviluppare una serie di strumenti per l’elaborazione video che mi permettesse di incorporare nel lavoro alcune forme visive sviluppatesi durante il periodo pandemico. Ma è diventato molto di più. Le forme che sto generando riflettono l’arrivo di un immaginario. Gli effetti che producono sono viscerali, erotici e intensamente ritmici. Ma in questo lavoro, il flusso di colore (onde elettromagnetiche modulate) ha assunto una nuova importanza in quanto risultato delle possibilità dell’elettrotecnica.
Alcune delle voci che si sentono leggere il poema sono di lettori umani che lo interpretano; in altri casi sono voci sintetizzate, generate con una tecnica di sintesi avanzata. (Generalmente le tecniche di sintesi vocale usano “habitus” di livello piuttosto basso, scrivere il programma per il linguaggio di markup è stato molto impegnativo. Ci sono diversi programmi in commercio per il linguaggio di markup in sintesi vocale – credo siano mirati al mercato di quelle piccole imprese che da un lato vogliono tenerti al telefono quando cerchi di interagire con qualcuno riguardo un articolo che hai acquistato, ma dall’altro non possono permettersi i sistemi dai prezzi esorbitanti che impiegano le grandi aziende. Comunque non volevo spendere tutti quei soldi, così ho deciso di scrivere un programma da solo. Sono contento che il mio programma, penso, funzioni meglio di gran parte dei programmi disponibili in commercio) Non volevo che la sintesi vocale fosse talmente buona da indurre la gente a pensare che tutte le voci siano di persone reali, volevo invece che la lettura fosse abbastanza buona da richiedere una certa attenzione per discernere quali passaggi sono letti da persone reali e quali da un lettore automatizzato.
The video essay is introduced by an excerpt from the work-in-progress film Alone (All Flesh Shall See It Together). Here follows an extract of an email in which Bruce Elder introduced this new film.
I wish it were possible to show the digital video — Alone (All Flesh Shall See It Together) — I am working on with a collaborator, Ajla Odobašić, who has worked with me for many years. But it is not ready. I thought it was just about finished. But the Covid confinement forced the project to a standstill. More recently, I decided that work’s flesh would have to bear the scars of the terrifying times in which it was was made: this was necessary because that work was posited on the hope that a new, more complete, more thoroughgoing sense of community might emerge out of the visceral immediacy of new forms of experience that are developing. Specifically, it holds out the (likey vain) hope that electrotechnics might evolve to the point that, willy-nilly, we become completely open to one another and a profound sense of intercorporeality of the self-in-process just might be a further dispensation to a needy humanity. I think I have already mentioned to you that I believe the making process must be open to the immediate realities of its making, and producing a film that hopes for a new community at a time of mandated isolation had to be worked into the film. I set out at first to develop a suite of video-processing tools that would allow me to incorporate into the work some visual forms that have developed during the time of pestilence. But it has become much more than that. The forms I am generating through reflect on its imagery’s coming-to-be. They effects they produce are visceral, erotic, and intensely rhythmic. But in this work, fluxing colour (modulated electromagnetic waves) have taken on a new importance as a result of the affordances of electrotechnics.
Some of the voices you hear reading the poem are of human readers interpreting the poem; in other cases they are synthesized voices, generated using advanced synthesis technique. (The techniques of voice synthesis use some pretty low level routines, and writing the program for text for markup was pretty challenging. There are some commercially available programs for text markup for speech synthesis – targeted I guess at the small business market that want to keep you on the phone when you try to reach somebody with a question about an item you’ve purchased, but who can’t afford the extravagantly price systems big corporations employ. But I didn’t want to spend the money; so I decided to write a program myself. I am pleased that my program, I think, works better than the commercially available programs I trialled.) I didn’t want the speech synthesis to be so good that it would trick people into thinking that all of the voices are of actual people, but I want the reading to be good enough that it would require attention to discern which passages are being reading by actual people and which passages are read by a machine reader.
Questo film è stato online fino al 30 maggio. This film was available for streaming until May 30th.
ILLUMINATED TEXTS
by R. Bruce Elder
1982, 180 mins, colour
Opera molto impegnativa e di grande complessità e rigore, Illuminated Texts si presenta come una grande disputa tra natura e tecnologia, unità e dissoluzione, divino e demoniaco, tra l’irrimediabilità del passato e la terribile velocità del tempo. Dopo il suo film precedente, l’autobiografico The Art of Wordly Wisdom, e un saggio strutturalista sulla storia, 1857 (Fool’s Gold), Illuminated Texts rimette in scena, stavolta in un unico contesto, sia il compito di costruire un sé che la progressione dell’agonia storica. Sebbene prolisso nell’uso di testi – recitati, sovrimpressi sull’immagine, detti in voice over, e prolifico nella gamma del suo immaginario, Elder ha costruito Illuminated Texts in modo classico, come un inesorabile movimento dal paradiso all’apocalisse, o nei termini formali impiegati nel film, dalla pienezza alla frammentazione. È un segno del continuo impegno di Elder verso una sensibilità romantica che segna tutti i suoi film, che i 45 minuti della sequenza più orribile di Illuminated Texts, della sua apocalittica conclusione, sono anche i 45 minuti più stupefacenti che Elder abbia filmato finora.
(Bart Testa, Programme Notes for Canadian Images, 1983)
A very demanding work of great complexity and rigour, Illuminated Texts presents itself as a great debate between nature and technology, unity and dissolution, the divine and demonic, an irrevocable past and terrible velocity of time. Following on Elder’s previous films, the autobiographical The Art of Wordly Wisdom, and the structural essay in history, 1857 (Fool’s Gold), Illuminated Texts re-enacts, this time on a single site, both the task of constructing a self and the progression of historical agony. Although prolix in his use of texts – acted out, superimposed on the image, spoken in voice overs- and proliferate in the range of his imagery, Elder has constructed Illuminated Texts classically as inexorable movement from paradise to apocalypse, or in the formal terms the film uses, from plenitude to fragmentation. It is a sign of Elder’s continuing commitment to a romantic sensibility marking all his movies that the most horrific section of Illuminated Texts, its apocalyptic conclusion, is also the most stunning 45 minutes Elder has so far committed to film.
(Bart Testa, Programme Notes for Canadian Images, 1983)
(CC) Italiano & Español subtitles
Riccardo Re è curatore e studente in arti visive a Bologna. Nel tempo libero legge Simone Weil e ascolta Young Thug.
Riccardo Re is an Italian curator and visual art scholar based in Bologna. He spends his spare time reading Simone Weil and listening to Young Thug.
Da decenni ormai, Elder ha costruito due opere formidabili, come artista inserito nel solco della tradizione sperimentale e come autore di testi critici sull’arte e sul cinema. I suoi primi scritti sono stati un incunabolo per l’indagine fra la filosofia del corpo e la forma cinematografica. Negli ultimi anni i suoi studi storico-teorici sono andati nella direzione di tracciare che influenza ha avuto il cinema sui movimenti artistici d’avanguardia del XX secolo.
For decades now, Elder has been building two formidable bodies of work, as an artist working in the experimental tradition and as the author of critical texts on art and cinema. His earlier writing pioneered inquiry into the relationship of embodiment to cinematic form. In recent years his historical-theoretical studies have assumed the task of charting the influence of the cinema on vanguard art movements in the twentieth century. Elder is also award-winning filmmaker (a Governor-General’s Award in Visual and Media Arts, a Canadian Screen Award and a Los Angeles Film Critics Award).